Suggestivo, emozionante e trascinante: arriva il nuovo singolo dei Criminal Party

Quando avete deciso di dedicarti alla musica e perché?
Personalmente, in età adolescenziale. Già da bambino avevo la mia collezione di 45 giri che suonavo nei giradischi a casa di mia nonna (collezione che possiedo tutt’ora). Ovviamente erano quasi tutti 45 beat degli anni ’60 (vedi Rokes, Corvi, Equipe 84, Giganti, Ribelli, ecc.) ma anche pop (Mina, Rita Pavone, Eduardo Vianello, ecc), ma anche una collezione di dischi di musica classica. Ascoltavo di tutto. E questo penso sia stato fondamentale nella mia formazione musicale. Poi in età adolescenziale avevo già un ottima collezione di dischi prog, prima di passare al punk ed alla new wave. Mettermi a suonare è stata una conseguenza. Avevo delle melodie che mi passavano per la testa e non sapevo come portarle a compimento. Prima pensai al pianoforte, ma poi forse la chitarra mi ha permesso di potere più facilmente comporre brani per la maggior parte di matrice rock.

Quali sono stati i vostri primi passi nel mondo della musica?
Ho fondato i Criminal Party nel 1986. Da alcuni anni mi ero appassionato prima alla new wave ed al dark, grazie alla scoperta di Siouxsie & Banshees prima in una discoteca di Weston Super Mare (UK), dove ero andato per una gita estiva a 15 aa., poi grazie a Mr. Fantasy, forse il primo programma nazionale di videoclip. Successivamente la scoperta del punk. Soprattutto le band californiane della prima era come Nuns, Crime ed Avengers.
Subito ho capito la stretta relazione con il garage-punk di derivazione sixties che aveva influenzato non poco queste band. Questa è stata la base, la spinta che mi ha portato a volere fondare una band che replicasse un sound con queste influenze. Con i Criminal Party siamo riusciti a fare il primo concerto nel 1987 ad una manifestazione pubblica a Palermo, ai tempi organizzata da Democrazia Proletaria. Era molto difficile mettere su una band, soprattutto di questo genere musicale. Ci sentivamo dei marziani, come se predicassimo un verbo venuto da un altro mondo. I Criminal Party hanno pagato questa situazione. Non riuscendo ad avere una band stabile per un periodo necessario per potere mettere su un repertorio, non si è riusciti ad incidere un disco, considerando, che in quel periodo, 1986, nessuna band garage con una voce femminile cantava in italiano. Siamo stati i primi, ma non se ne accorto nessuno. Per fortuna rimangono alcune incisioni del periodo che sono state inserite come bonus track nel primo CD realizzato nel 1999.

Qual è il vostro genere musicale?
I Criminal Party fin dall’inizio hanno avuto come riferimento da un lato le band garage degli anni ’60 (vedi Blues Magoos, Electric Prunes, Kenny & the kasuals, Sonics, ecc.), dall’altro le punk band californiane della prima era (Nuns, Crime, Avengers, X, Alley cats, ecc.).
Ritengo che il lavoro più compiuto, quello che rende più giustizia alle influenze originarie, sia il nostro ultimo lavoro “La revolution bourgeoise”, rispetto a quelli precedenti più pop oriented.


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Quali artisti hanno influenzato la vostra scelta musicale?
Oltre le band ed i generi citati prima anche il proto-punk (Mc5, Stooges e New york dolls in primis), ma anche il punk inglese (primi Stranglers su tutti).

Avete mai pensato di mettere insieme una band per i live?
Siamo già attrezzati per fare questo. Dopo la presentazione ufficiale del CD che avverrà nel mese di Febbraio del corrente anno, speriamo di potere andare in tour.

Che cosa ne pensate dei Talent Show?
Aiutano soprattutto i conduttori ed i selezionatori ad accrescere la loro popolarità. Per i ragazzi che partecipano sono uno specchietto per le allodole. Basti vedere (tranne qualche rara eccezione) cosa hanno poi raggiunto nel corso degli anni i finalisti alle varie edizioni, tranne ovviamente i primi anni, dove erano una novità ed effettivamente hanno aiutato alcuni artisti a raggiungere un buon grado di popolarità.

Che cos’è la musica per voi?
Una forma d’arte per potere esprimere contenuti ed emozioni. Perchè alcuni si dimenticano che la musica come la pittura, la letteratura, il cinema ed il teatro è una forma d’arte, un modo di espressione. Dovrebbbe tornare quella che era alle origini. Si compravano i dischi perchè piaceva un brano, spesso non si conosceva visivamente l’autore. Erano rari i videoclip. C’era la radio ed i dischi. Ascoltavi un brano alla radio e se ti piaceva ti compravi il disco. Mi auguro che lentamente si torni a questo approccio, considerando che la vendita dei vinili sta aumentando.

Descrivi il vostro singolo in 3 parole.
Suggestivo, emozionante, trascinante.

Quando prevedete di uscire con un nuovo singolo o un nuovo album?
Mi auguro che entro il 2018 ci possa essere un nuovo lavoro in circolazione.

Abbandonereste l’Italia per vivere un’esperienza musicale all’estero?
Francamente si. Ho la sensazione che in Italia siamo arrivati al capolinea, soprattutto per la fruizione di un certo tipo di rock. Abbiamo fatto il disco interamente in inglese, il primo dopo molti anni, soprattutto con l’intento di andare a suonare fuori.

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